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24/04/2013
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Primaria - News mondo scuola
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Primaria
La Progettazione didattica
01/01/2012 (FACOLTATIVA)
Una progettazione è molto di più di una lista di obiettivi e di un elenco di contenuti: prima di ogni altra cosa, comunica l’idea di scuola che ci si impegna a costruire e il valore che si intende dare alla persona che apprende.
La progettazione didattica rappresenta forse l’azione culturalmente più impegnativa che una comunità scolastica è chiamata a realizzare.
Un tempo tale compito consisteva principalmente nella traduzione in aula del dettato dei Programmi nazionali. C’era modo e modo di intendere tale traduzione, da quello meramente applicativo a quello intelligentemente interpretativo, in ogni caso la “fedeltà’” al testo programmatico era vincolante.
Dopo il riconoscimento dell’autonomia progettuale e didattica delle istituzioni scolastiche si è entrati in una fase nuova, nella quale l’elaborazione del curricolo è principalmente in mano alle scuole. Non si tratta di una libertà del tutto priva di vincoli, ma il nuovo testo nazionale di riferimento è molto più orientante che prescrittivo, e la prescrittività, che pure non manca, è riferita ai traguardi da raggiungere ed ai criteri pedagogici e metodologici ai quali fare riferimento, e non ad un carico contenutistico da trasmettere, lo stesso e nello stesso modo, anche se si opera in contesti sociali e culturali molto diversi.
Le “Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e della scuola del Primo ciclo” rappresentano il documento che ha sostituito i Programmi. Per la comunità professionale progettare comporta l’interrogare tale testo, per coglierne le richieste, ma ciò non è sufficiente.
L’altro fondamentale riferimento che la scuola deve assumere è dato dalla realtà nella quale essa opera, realtà che comprende gli alunni, le loro famiglie, il contesto sociale nel quale la scuola è collocata, ma anche le risorse professionali, tecnologiche, materiali disponibili.
Questo spiega perché un buon curricolo è fortemente localizzato, inevitabilmente diverso da quello elaborato in altri contesti di lavoro.
Come ricorda C. Scurati, la logica del curricolo poggia su quattro cardini fondamentali1: la realtà, la razionalità, la socialità e la trasparenza. Il riferimento alla realtà è un elemento essenziale del curricolo, che viene ad essere una sorta di vestito su misura della scuola considerata nel suo radicamento territoriale; la definizione del curricolo è il risultato della competenza nella definizione di obiettivi precisi (che traducono in termini concreti le generiche finalità del sistema formativo), della efficacia nel raggiungere tali obiettivi e dell’efficienza nel predisporre risorse e nell’impiegare modalità operative per raggiungerli, ed in queste operazioni consiste la razionalità del curricolo; il curricolo è, inoltre, un prodotto sociale, frutto della capacità di negoziazione interna alla scuola, tra le diverse componenti presenti ed anche esterna, nella fitta rete di relazioni che lega la scuola agli altri soggetti, istituzionali e non, presenti nel territorio; infine, la logica del curricolo impone che quanto viene predisposto sia comprensibile, comunicato socialmente, e verificabile. La trasparenza è la condizione della possibilità continua di ridefinizione e di miglioramento.
La progettazione didattica rappresenta forse l’azione culturalmente più impegnativa che una comunità scolastica è chiamata a realizzare.
Un tempo tale compito consisteva principalmente nella traduzione in aula del dettato dei Programmi nazionali. C’era modo e modo di intendere tale traduzione, da quello meramente applicativo a quello intelligentemente interpretativo, in ogni caso la “fedeltà’” al testo programmatico era vincolante.
Dopo il riconoscimento dell’autonomia progettuale e didattica delle istituzioni scolastiche si è entrati in una fase nuova, nella quale l’elaborazione del curricolo è principalmente in mano alle scuole. Non si tratta di una libertà del tutto priva di vincoli, ma il nuovo testo nazionale di riferimento è molto più orientante che prescrittivo, e la prescrittività, che pure non manca, è riferita ai traguardi da raggiungere ed ai criteri pedagogici e metodologici ai quali fare riferimento, e non ad un carico contenutistico da trasmettere, lo stesso e nello stesso modo, anche se si opera in contesti sociali e culturali molto diversi.
Le “Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e della scuola del Primo ciclo” rappresentano il documento che ha sostituito i Programmi. Per la comunità professionale progettare comporta l’interrogare tale testo, per coglierne le richieste, ma ciò non è sufficiente.
L’altro fondamentale riferimento che la scuola deve assumere è dato dalla realtà nella quale essa opera, realtà che comprende gli alunni, le loro famiglie, il contesto sociale nel quale la scuola è collocata, ma anche le risorse professionali, tecnologiche, materiali disponibili.
Questo spiega perché un buon curricolo è fortemente localizzato, inevitabilmente diverso da quello elaborato in altri contesti di lavoro.
Come ricorda C. Scurati, la logica del curricolo poggia su quattro cardini fondamentali1: la realtà, la razionalità, la socialità e la trasparenza. Il riferimento alla realtà è un elemento essenziale del curricolo, che viene ad essere una sorta di vestito su misura della scuola considerata nel suo radicamento territoriale; la definizione del curricolo è il risultato della competenza nella definizione di obiettivi precisi (che traducono in termini concreti le generiche finalità del sistema formativo), della efficacia nel raggiungere tali obiettivi e dell’efficienza nel predisporre risorse e nell’impiegare modalità operative per raggiungerli, ed in queste operazioni consiste la razionalità del curricolo; il curricolo è, inoltre, un prodotto sociale, frutto della capacità di negoziazione interna alla scuola, tra le diverse componenti presenti ed anche esterna, nella fitta rete di relazioni che lega la scuola agli altri soggetti, istituzionali e non, presenti nel territorio; infine, la logica del curricolo impone che quanto viene predisposto sia comprensibile, comunicato socialmente, e verificabile. La trasparenza è la condizione della possibilità continua di ridefinizione e di miglioramento.